LE STORIE #8
Intervista a Miguel Gutiérrez, uno spagnolo in Italia cittadino del Mondo
D: Ciao Miguel, grazie davvero per il tuo tempo e per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Raccontaci un po’ di te.
R: Grazie a voi per il lavoro di comunicazione che state facendo, davvero molto interessante.
Ho 33 anni, sono nato a Leon, dove sono rimasto fino ai 24 anni. Vengo da una famiglia di operai molto unita e ho 2 fratelli, piu grandi di me, che sicuramente hanno delineato abbastanza la mia personalità. In poche parole sono una persona solare, come dite qui in Italia, e molto attiva.
D: Da quanto tempo vivi in Italia?
R: Ormai da quasi quattro anni.
D: I motivi che ti hanno portato qui?
R: Mi sono trasferito per un’opportunità di lavoro.
D: Come ti trovi a lavorare in Italia? Hai vissuto in altre città prima di trasferirti a Milano?
R:In Italia e a Milano, per la precisione, mi trovo molto bene. Alcuni anni fa avevo vissuto anche a Roma per un periodo di 6 mesi, perciò conoscevo già, più o meno, come funzionasse l’Italia. Sono arrivato preparato.
Prima di Milano ho vissuto a Swansea in Galles per un anno, dove ho fatto l’ultimo anno di università (Erasmus). In seguito, ho trascorso due anni a Londra, dove ho lavorato in parecchie aziende e posizioni tutte diverse l’una dall’altra.
D: In ambito lavorativo quali sono le differenze tra l’Italia, la Spagna e l’Inghilterra?
R: Tra la Spagna e l’Italia non ci sono tante differenze. C’è anche da dire che purtroppo ho lavorato molto poco nel mio paese; infatti, quando ho preso la laurea, la Spagna si trovava in una situazione molto difficile e non c’erano opportunità di lavoro. Non mi sento quindi di paragonare questi due paesi dal mio punto di vista personale.
Invece, tra l’Italia e l’Inghilterra, ci sono parecchi aspetti diversi, soprattutto per quanto riguarda le opportunità, la mobilità dei lavoratori tra aziende e settori, il modo di approcciare gli obiettivi e la stessa giornata di lavoro.
D: In base alla tua personale esperienza, quali sono i pro e i contro per uno spagnolo che vive in Italia? È stato facile integrarsi nella comunità italiana?
R: Nella mia esperienza ci sono stati soltanto pro. Siamo molto simili nel modo di relazionarci agli amici, ai colleghi di lavoro e alla famiglia. Ci tengo a precisare che mi trovo a Milano, una città dove si lavora tanto e dove è necessario fissare appuntamento in agenda pure per andare al cinema (ride, ndr). Detto ciò, in fin dei conti, abbiamo un animo mediterraneo che, prima o poi, viene fuori… e meno male.
D: Cosa ti manca più della Spagna?
R: La famiglia sopra ogni cosa ed anche alcuni amici; dico alcuni perché, oltre a me, anche molti altri se ne sono andati per mancanza di lavoro e ad oggi, per questioni logistiche, ci ritroviamo in diverse città europee anziché nella nostra. È anche per questo che mi sento sempre di più un cittadino europeo, che non crede nelle barriere. Il seguente passo è quello di diventare un cittadino del Mondo.
D: Consiglieresti agli spagnoli di venire in Italia per fare un’esperienza di studio/lavoro?
R: Senza dubbio. Mi ricordo che la prima esperienza a Roma è avvenuta per caso, pensavo di andare in Francia oppure in Germania. Quando mi hanno comunicato che ero stato scelto per un tirocinio a Roma ho infatti subito pensato alla lingua, che non conoscevo, e a quali competenze avrei potuto raggiungere che mi servissero poi per la mia futura carriera professionale.
All’epoca lo presi quindi più che altro come un periodo per scoprire e godermi l’Italia. Invece, a tre anni di distanza, proprio grazie al periodo trascorso a Roma, ho potuto trovare una buona offerta lavorativa.
Non dobbiamo dimenticare che tra la Spagna e l’Italia c’è un forte legame economico che ci puo offrire tante opportunità di lavoro.
D: Pensando al futuro, dove ti immagini tra 10 anni?
R: Non te lo saprei proprio dire. Il mondo è tanto grande e, finché avrò forza ed energia a sufficienza, mi piacerebbe poterlo girare, magari con un lavoro sul posto: è così infatti che non affronti il mondo con gli occhi del turista ma riesci realmente a conoscerlo, a scoprire la sua gente e la sua cultura.
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