2025-11-26

Le novità autorizzative previste dal Nuovo DL Energia in tema di Data Center

A cura dell’Avv.Gianpaolo Terranova

L’Italia si prepara a compiere un passo decisivo per l’attrazione degli investimenti esteri nel settore dei Data Center (DC), riconoscendo il ruolo cruciale di queste infrastrutture per la competitività delle imprese e per la transizione digitale del Paese. Con proiezioni che vedono la potenza installata crescere fino a 1 GW entro il 2028 e 2 GW nel 2031, il Governo italiano ha accelerato l’introduzione di un quadro normativo teso a semplificare e razionalizzare l’iter burocratico.

Il testo del Decreto-Legge Energia (“DL Energia”), di prossima approvazione, introduce un meccanismo di Autorizzazione Unica specificamente destinato alla realizzazione e all’ampliamento dei Data Center, affrontando una delle principali criticità che finora hanno posto l’Italia in svantaggio competitivo: la lentezza e la frammentazione dei procedimenti.

Fino ad oggi, gli operatori interessati a investire in Data Center in Italia hanno dovuto affrontare un percorso complesso e prolungato. Le tempistiche per l’avvio dei lavori oscillano tra 18 mesi e oltre 3 anni, a causa della necessità di coordinare procedure che si svolgono su più livelli amministrativi e che richiedono propedeuticità non sempre chiare.

A titolo esemplificativo, si evidenzia che il processo attuale impone agli operatori del settore, prima dell’avvio dei lavori di realizzazione dei datacenter, lo svolgimento di una serie distinta e sequenziale di procedure, talvolta mal coordinate tra di loro o irragionevolmente ritenute pregiudiziali l’una rispetto all’altra. Tra queste, l’adozione di piani attuativi o di varianti urbanistiche (da 3 a 12 mesi), il superamento di valutazioni ambientali (come la Verifica di Assoggettabilità a VIA o la VIA statale) che devono precedere l’ottenimento dei titoli edilizi, con tempistiche che possono arrivare fino a un anno per la VIA Nazionale, l’ottenimento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), che può richiedere da 6 a 12 mesi (ancorché a rigore richiesta ai fini dell’entrata in esercizio dei Data Center) e l’acquisizione dei titoli edilizi come il Permesso di Costruire.

La frammentazione e la mancanza di norme chiare, uniformi e con tempistiche certe ha rappresento ad oggi un ostacolo significativo all’attrattività degli investimenti. L’obiettivo dichiarato del DL Energia è, dunque, creare normative adeguate e uniformi che forniscano indicazioni certe delle tempistiche.

A tal fine, l’Articolo 3 del DL Energia introduce il Procedimento Unico per il rilascio delle autorizzazioni ai progetti di Data Center. Questo meccanismo è disegnato per razionalizzare e accelerare drasticamente l’iter burocratico.

L’Autorizzazione Unica è destinata a sostituire ad ogni effetto tutti i provvedimenti, intese, pareri, nulla osta e assensi previsti dalle normative settoriali per la realizzazione dei Data Center. Questo include l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) o screening, le autorizzazioni paesaggistiche o culturali, i permessi per l’utilizzo delle risorse idriche e le autorizzazioni alle emissioni in atmosfera.

La competenza per il rilascio dell’AU è attribuita all’autorità competente per l’autorizzazione integrata ambientale, la Regione, salvo deleghe alle rispettive provincie, o le Provincie autonome per i DC con potenza nominale installata fino a 300 MW. Oltre tale soglia, l’autorità competente è il MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica).

L’autorizzazione è previsto che venga rilasciata dall’autorità procedente all’esito di un’apposita Conferenza di Servizi (CdS), che garantisce il coinvolgimento di tutte le amministrazioni pubbliche interessate e che, secondo quanto previsto dal DL Energia, è destinata a concludersi entro dieci mesi dalla verifica della completezza della documentazione, termine non prorogabile, salvo circostanze eccezionali e per un massimo di tre mesi aggiuntivi. Allo stesso tempo, i tempi massimi di conclusione dei procedimenti per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) sono ridotti del 50% rispetto alla normativa ordinaria.

Per i progetti dichiarati di interesse strategico nazionale (tipicamente i grandi investimenti), il DL Energia prevede l’applicazione delle procedure accelerate già previste dal D.L. 10 agosto 2023, n. 104, che consentono il ricorso a un’ulteriore “autorizzazione unica” e, se necessario, la nomina di un commissario straordinario di Governo.

L’introduzione dell’Autorizzazione Unica è salutata dagli operatori del settore come un segnale positivo e tempestivo dell’attenzione del legislatore italiano verso l’attrazione di investimenti. Il principio di semplificazione e la garanzia di tempi certi (massimo 10 mesi) sono fondamentali per rendere l’Italia un hub competitivo.

Ciò nonostante, il testo attualmente in circolazione del DL Energia non chiarisce adeguatamente alcuni aspetti chiave legati all’ambito effettivo di applicazione dello stesso che possano garantire che la semplificazione sia completa ed efficace.

In particolare, rispetto a tale testo, i principali operatori del settore hanno osservato che, sebbene la bozza preveda un approccio integrato in cui il proponente presenta l’istanza con tutta la documentazione richiesta dalle normative settoriali, il testo normativo non individuerebbe con precisione tutti i provvedimenti sostituiti, lasciando dubbi – alimentati anche da esponenti del MASE – che tale “autorizzazione per la realizzazione ed ampliamento dei centri dati” includa anche i titoli edilizi (disciplinati dal DPR 380/2001) richiesti per l’effettiva realizzazione degli interventi.

A ciò si aggiunge che, nonostante l’assenza di una menzione all’autorizzazione “all’esercizio dei centri dati”, l’Autorizzazione Unica dovrebbe annoverare, tra le procedure autorizzative da ricomprendere nel procedimento unico, l’autorizzazione integrata ambientale che rischia di creare ulteriore confusione e, anziché semplificare, di costringere gli operatori ad anticipare una progettazione di dettaglio tipicamente possibile in fasi successive di sviluppo.

Una chiara definizione dell’oggetto delle attività assentite e l’esplicitazione dei permessi sostituiti dall’Autorizzazione Unica eliminerebbe ogni ambiguità interpretativa e massimizzerebbe l’efficacia del procedimento unico. In tale contesto, anche l’introduzione di un elenco chiaro e standardizzato dei documenti e delle informazioni necessarie da presentare all’inizio della procedura, calibrato sulla documentazione ragionevolmente disponibile nelle fasi iniziali del progetto, offrirebbe agli operatori un quadro chiaro ed uniforme a livello nazionale sulla concreta operatività di tale procedimento unico. Tali indicazioni si auspica da più parti che siano eventualmente recepite in apposite linee guida nazionali.

Nell’ottica di un miglioramento dell’attuale testo normativo e per bypassare i lunghi e complessi iter di approvazione di piani attuativi e di variazione della destinazione d’uso dei terreni, sarebbe altresì essenziale prevedere che l’Autorizzazione Unica abbia anche la funzione di variante automatica allo strumento urbanistico. Questo eviterebbe ritardi dovuti alla fase preliminare di accertamento della destinazione d’uso.

Relativamente alla durata complessiva di dieci mesi della procedura delineata dal Governo, sarebbe fondamentale fissare tempi perentori e inequivocabili anche per le fasi intermedie del procedimento, come la convocazione della Conferenza di Servizi (idealmente 30 giorni) e la richiesta di integrazioni da parte delle autorità. Per incentivare l’azione tempestiva, mutuando all’occorrenza quanto già normativamente previsto nell’ambito delle procedure di semplificazione adottate in altri contesti, quali ad esempio quello degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, potrebbe essere certamente utile specificare che il silenzio o la mancata risposta di un’amministrazione entro i termini stabiliti sia interpretato come consenso incondizionato.

La creazione di una regolamentazione chiara e semplificata per l’Autorizzazione Unica rappresenta un pilastro della Strategia italiana per l’attrazione degli investimenti. L’Italia è un mercato in forte crescita, con il mercato di co-location stimato a 765 milioni di euro nel 2024 e piani di spesa di 21,8 miliardi di euro per la costruzione e l’allestimento di hub digitali nei prossimi cinque anni.

L’impegno per la semplificazione, unito all’attenzione per la sostenibilità (promuovendo l’uso di siti brownfield per limitare il consumo di suolo e il riutilizzo delle acque reflue), rende il panorama italiano particolarmente favorevole per gli operatori internazionali che cercano un contesto normativo snello e prevedibile per i loro progetti.

Pur con gli inevitabili limiti di un testo ancora da perfezionare e di un quadro normativo di settore da definire, un procedimento unico di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dei Data Center potrebbe rappresentare un primo passo importante per sbloccare il potenziale di crescita italiano nel settore, convertendo almeno nelle intenzioni un iter burocratico notoriamente dispersivo in un percorso fast track di dieci mesi, offrendo così agli investitori la certezza necessaria per pianificare l’ingresso in uno dei mercati digitali più dinamici d’Europa.

 

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